Anche una scissione può causare la bancarotta

18 April 2018
La Sezione IV della Corte di cassazione, ud. 6 ottobre 2017 (dep. 17 aprile 2018, n. 17163, Pres. Pazzullo, Rel. Riccardi), ha precisato che anche un’operazione di scissione, mediante separazione delle passività (il c.d. badwill), lasciate in una bad company, dalle attività (il c.d. goodwill), confluite nella società di nuova costituzione (la c.d. new-co), può integrare il delitto di bancarotta fraudolenta patrimoniale. Infatti l’operazione – astrattamente lecita – di scissione di società, successivamente dichiarata fallita, mediante conferimento dei beni costituenti l’attivo alla società beneficiaria, può configurare il reato di bancarotta fraudolenta per distrazione qualora tale operazione, sulla base di una valutazione in concreto che tenga conto della effettiva situazione debitoria in cui operava l’impresa al momento della scissione, si riveli volutamente depauperativa del patrimonio aziendale e pregiudizievole per il ceto creditorio nella prospettiva della procedura concorsuale. La manovra assume i connotati dell’operazione distrattiva per in assenza di un concreto vantaggio economico per la bad company e laddove determini l’impossibilità di continuare l'attività di impresa per la stessa. Così operando, infatti, si realizzano condotte che, all’evidenza, comportano un distacco di beni e di attività senza un’adeguata contropartita economica, con conseguente depauperamento della società, compromissione dell’integrità patrimoniale e della garanzia del ceto creditorio. Nella specie è risultata penalmente rilevante la cessione di un ramo d'azienda da una società già esistente, ma in considerevole calo di fatturato, indotto dall'informativa atipica della Prefettura sui sospetti di infiltrazione mafiosa e da accertamenti fiscali per omesse contribuzioni, ad una new-co.

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